A questo proposito pubblichiamo la lettera di una volontaria della CRI del Sottocomitato di Cantù, apparsa ieri su La Provincia.
Il libro di Alberto Puliafito Croce Rossa. Il lato oscuro della virtù indaga tutto ciò che si nasconde dietro un simbolo universalmente conosciuto solo nel suo “volto buono”, e i divari tra piani alti e volontari spesso sono provocati da scelte politiche ed economiche poco condivisibili.
da La Provincia, 21-giugno-2011
sono una volontaria della Croce Rossa Italiana, Sottocomitato di Cantù. (…)
Io amo fare la volontaria in Croce Rossa, amo il servizio che faccio per gli altri e per me stessa. Le corse in sede, direttamente dalla stazione, di ritorno dal lavoro a Milano, per coprire il mio turno settimanale serale vengono annullate dallo sguardo colmo di gratitudine di una persona che non sta bene e trova in me una rassicurazione. La fatica di alzarmi presto anche la domenica mattina per fare il turno non regge di fronte alla speranza che do, insieme al resto del mio equipaggio, alla figlia che vede il padre che sta male. La fatica di fare le pulizie di casa la domenica mattina, perché il sabato pomeriggio sono di turno, viene ripagata vedendo la gioia di una donna che dopo un mese di ospedale arriva finalmente a casa, accolta con amore dai nipoti e dai figli.
Ho studiato, sostenuto esami scritti, esami orali, prove pratiche, fatto tirocinio per essere in grado di aiutare, a titolo gratuito e volontario, al meglio, chi ha bisogno, ricordando che avrei sempre dovuto dare il meglio perché magari la persona da soccorrere avrebbe potuto essere un mio familiare, un amico.